Ivan Strinic a 28 anni voleva avvicinarsi a casa e allo stesso tempo misurarsi con un campionato prestigioso in una squadra di tradizione: lo scorso gennaio tutti i tasselli si sono incastrati al posto giusto quando ha potuto formalizzare il suo trasferimento dall’Ucraina all’Italia, un’operazione a costo zero per il Napoli che lo ha prelevato dal Dnipro. Nazionale croato navigato, Strinic è un terzino sinistro di corsa e piede educato, un silenzioso lavoratore che ha convinto Rafa Benitez sulla fiducia. Complice l’assenza di Ghoulam per la Coppa d’Africa, il croato (che quattro anni fa lasciò l’Hajduk per 4 milioni di euro) si è subito preso in consegna la corsia mancina della squadra campana.
Panchina contro la Juve, ma poi subito in campo (prestazione da 6 in pagella e tutti i 90 minuti giocati) a Roma con la Lazio, quindi nuovamente titolare sia col Genoa (6,5) che nella trasferta di Verona contro il Chievo (altro 6,5 secondo i voti medi dei maggiori quotidiani sportivi nazionali); domenica scorsa, avversaria l’Udinese, Benitez lo ha fatto rifiatare appannaggio di Ghoulam, ma il numero 3 partenopeo è ben consapevole che la stagione è ancora lunga e il tecnico spagnolo avrà certamente bisogno di lui (tanto più perché non poteva essere inserito nella lista per l’Europa League), soprattutto in campionato. Così domani a Palermo toccherà di nuovo a lui, che a Goal Italia ha fatto il punto su questo primo mese in Italia:
“La prima impressione è buona, la città è davvero bella, io sono entusiasta del club, dei compagni di squadra e dell’allenatore. Finora va tutto ottimamente. La gente qui è patita di calcio, sono arrivato solo a gennaio ma già mi riconoscono per strada e ogni giorno mi fermano per foto e autografi. Esco principalmente con chi parla inglese come De Guzman, Inler e Koulibaly, ma sto seguendo un corso di italiano”.
Tutto diventa più semplice quando si viene subito proiettati in campo:
“Sto facendo bene, ho disputato 5 partite (2 in Coppa Italia, ndr) e nell’ultima Benitez ha voluto darmi un po’ di riposo. Ma credo di tornare titolare a Palermo. Il mister mi aiuta molto ad inserirmi nel calcio italiano, è un grande allenatore che ha vinto tutto e sono convinto che possa migliorarmi. E’ speciale. Per me è importante adattarmi rapidamente alla Serie A, molto più tattica rispetto al campionato ucraino, anche se per me ciò non rappresenta una novità in quanto sono stato allenato da Reja ai tempi dell’Hajduk”.
Già, l’Hajduk, la squadra della sua città, il suo primo e intramontabile amore; anche quando gli si chiede del San Paolo Strinic risponde entusiasta del calore presente a Fuorigrotta durante le partite, ma non ha certo dimenticato la passione della gente di Spalato:
“Non ho giocato contro la Juventus, ma quando abbiamo segnato l’intero stadio tremava. Il San Paolo è incredibile, quando hai 70mila persone che tifano per te è fantastico. Anche se non posso confrontarlo col frastuono del ‘Poljud’ di Spalato, l’Hajduk per me resta speciale”.
Viva la sincerità.
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